3 Ludwig reflections and one horizont, NoguerasBlanchard Gallery, Madrid.

NOGUERASBLANCHARD Francesco Arena / 3 Ludwig reflections and 1 horizon, November 15th through January 17th 2015

Il fatto storico e quello personale si sovrappongono regolarmente nell’opera di Francesco Arena. Con l’impiego costante del proprio corpo come unità di misura, Arena stabilisce una relazione fattuale con la propria persona nell’affrontare e rappresentare eventi storici, mostrando che le storie e la storia, la memoria e l’oblio hanno una loro fisicità, un lato materiale. L’uso frequente dei dati antropometrici dell’artista – il suo peso, la massa del suo corpo, l’altezza, la distanza raggiunta in punta di piedi o la distanza dal suolo ai suoi occhi – sottolinea una serie di aspetti fondamentali del suo lavoro: il rapporto della storia con l’individuo, la differenza quantitativa tra approcci diversi nei confronti della storia, la relazione tra il corpo umano e il suo ambiente, l’uso dei dati come prova inconfutabile di un evento storico quantificabile tradotto in numeri. Una visione dell’esistenza dominata da concetti di “quantità” e “densità” e dall’idea che la storia agisca su e dentro i corpi.

Facendo appello alla scultura, all’installazione, alla performance, al processo e al concettualismo, i suoi lavori minano la tensione tra l’apparente semplicità degli oggetti e la complessità delle storie a cui essi sono legati. Per quanto riguarda la scelta dei riferimenti storici, Arena commenta: “Quando scelgo un fatto che informa il lavoro, non lo faccio per cercare di scoprire la verità, ma per afferrare una verità che, partendo dal fatto in questione, diventa uno strumento per guardare tutto il resto.”

 3 riflessioni di Ludwig e 1 orizzonte ruota intorno a un’indagine sulla capanna costruita da Ludwig Wittgenstein su un fiordo nella remota città di Skjolden (Norvegia) nel 1911. In uno spazio di appena 7 metri per 8, il filosofo visse in esilio per pensare e meditare per lunghi periodi della sua vita, ed è qui che ha scritto la sua opera fondamentale "Tractatus Logico-Philosophicus".

 Il lavoro principale della mostra “Cabin around the studio around pillar” [Capanna intorno allo studio intorno a una colonna] (2014) consiste in una barra di metallo lunga 30 metri – la lunghezza del perimetro della capanna di Wittgenstein – piegata a formare un rettangolo di 5,32 x 3,95 metri, corrispondente a il perimetro dello studio di Arena. Per tutta la durata dell’inaugurazione, quattro performer faranno ruotare la struttura rettangolare di 360 gradi attorno al pilastro centrale nella galleria. Un movimento in apparenza semplice che diventa stancante e faticoso a causa del peso e della forma della struttura e dei limiti dello spazio disponibile per tale manovra. Le installazioni di Arena di solito incorporano componenti performativi che richiedono tempo, sforzo e pazienza, con la percezione della fatica che diventa una metafora dell’identificazione. “Cabin around the studio...” evidenzia altri due aspetti della pratica di Arena: la convergenza nel presente di due situazioni o oggetti distanti nello spazio e nel tempo, e l’uso della misurazione come elemento che legittima l’esistenza e la veridicità dei fatti.

 Il concetto di ritratto di famiglia è uno dei temi ricorrenti nel lavoro di Arena. “Family Portrait (Eyes)” [Ritratto di famiglia (Occhi)] (2014) consiste in una lastra su cui sono incise le prime tre frasi del “Tractatus” di Wittgenstein: l’altezza di ciascuna frase corrisponde alla distanza dal suolo agli occhi rispettivamente dell’artista, della moglie e della figlia. Un secondo ritratto, “Two Looks” [Due sguardi] (2014), evidenzia l’accuratezza matematica nella pratica di Arena, che qui si concretizza in una scultura costituita da un cubo di bronzo inglobato in un cubo di argilla. La lunghezza del bordo del cubo di bronzo – 10 cm – è uguale alla distanza esterna tra gli occhi dell’artista, mentre la lunghezza del cubo di argilla – 12,5 cm – corrisponde alla distanza tra gli occhi del filosofo.

Metallo, ardesia, argilla, bronzo, sono alcuni dei materiali utilizzati nella mostra. Parlando delle caratteristiche specifiche di ciascun materiale: “Una parte fondamentale di un pezzo è l’approccio che si ha nei confronti del materiale, il processo per arrivare a un oggetto finito e chiuso in cui sono state incluse le informazioni. Incidere un’iscrizione sulla pietra è diverso dall’inciderne una sull’argilla, i materiali e le persone coinvolte sono diversi, così come le storie che ogni materiale porta con sé e, naturalmente, il significato che ha di per sé.”

Infine, facciamo riferimento al pezzo “Brackets (Madrid horizon)” [Staffe (Orizzonte madrileno)] (2014). Due staffe metalliche zincate applicate alla parete segnano la lunghezza delle braccia aperte dell’artista. Un certo numero di oggetti trovati nelle strade di Madrid è posto sulle staffe. [vedi nota sull’originale] Come opera readymade, “Brackets (Madrid horizon)” offre una nuova prospettiva sull’uso dell’oggetto, sul significato del materiale e sui processi creativi trovati in tutte le opere dell’artista.